Viavai, vai via! Cercare la via. Questa meraviglia poesia/istallazione di Mister Caos scoperta per caso in una domenica uggiosa mi ha invaso il cuore! Andare via, ma trovarsi sempre nel viavai delle proprie emozioni, desideri, bisogni, pensieri e idee! Pieni di cicatrici ci muoviamo nel mondo in cerca di aria nuova, di silenzi, di nuovi amici. Cercando di abbattere le nostre corazze, o forse di mantenerle integre per non soffrire un’altra volta. Ma forse solo permettendoci di “concederci” ancora e ancora troveremo finalmente la nostra via in mezzo al viavai!
VIAVAI
Vai via da questo viavai
che ti dimentica in fretta,
che ti sta sempre col fiato sul collo ma quando hai bisogno
non ti da retta.
Via perché qua a tratti
quasi non si respira,
i materassi sui marciapiedi,
i lampioni spenti o intermittenti, i parcheggi vuoti
e le auto comunque in doppia fila.
Via dalle urla,
tra balconi dei vecchietti,
che per capirle devi sapere
circa cinque, sei o sette dialetti. E ancora:
le spinte e le sberle in cortile,
a casa a prendere il resto,
i fuochi d’artificio
anche quando non è festa.
Via con le mie cicatrici,
l’unica cosa che resta.
Via da dove i miei amici
ancora non vogliono entrare.
Dal grigio, la rabbia e la nebbia, dalle scuse di una via chiusa
dai sottopassi che puzzano di piscio e là, la mia vecchia casa.
Via da questo via vai,
unità di misura con cui vivo le cose, e adesso che non ci sono
è un chilometro di parole confuse.
Via dal mio scudo,
che di fatto era fatto di sole coperte,
dai sogni con cui ho intasato i cassetti, e dagli stipiti stretti
delle porte che per quelli come noi non erano mai aperte.
Via dalle partite infinite di pallone e dalla mia scuola elementare,
dai tramonti perforati dagli aeri per Linate, dalla ferrovia che ci divide,
con sopra il treno
ogni mezz’ora
per scappare.
Via perché se vieni da qui
nessuno ti prende sul serio
perché tutto questo lo capisce solo chi si concede davvero:
La rabbia, il rispetto e il riscatto,
il cuore aperto di una via chiusa,
i posti che mi hanno cresciuto
e il viavai
che io chiamo casa.
Ritratto a una periferia qualunque – 2018