<<Se urli tutti ti sentono; se bisbigli solo chi ti è vicino; ma se stai in silenzio solo chi ti ama ti ascolta>>. M. Gandhi
Cos’è un conflitto? Come ci poniamo di fronte ad esso? Perché sfocia in un confronto acceso oppure può diventare un momento di chiarimento?
La parola conflitto deriva dal latino: conflictus, urto, cozzo; da cum, con, insieme e fliggere, percussione collisione; la desinenza us viene aggiunta nel XV secolo, proprio nel periodo immediatamente successivo alla scoperta della polvere da sparo nei paesi occidentali. La parola conflitto il cui significato deriva dal verbo latino cumfligere ha un significato duplice e per certi versi ingannevole. Oggi noi diamo al termine il significato di urtare, contrastare, combattere, richiamando oscuri presagi di guerra, immagini di vincitori e di vinti, idee di potere coercitivo, competizione negativa. Tuttavia, il termine conflitto originariamente conteneva un secondo significato, peraltro presumibilmente il primo in senso etimologico, che rimandava ad un idea di incontro acceso che aveva la possibilità di risolversi positivamente. Il termine viene utilizzato in tal senso da Cicerone e rimanda alla possibilità di “fare incontrare, confrontare, riunire e avvicinare”; solo tardivamente il termine acquista anche le valenze di combattere, contendere ed infine urtare ostilmente. Il verso 1216 del quarto Libro del De rerum natura di Tito Lucrezio aiuta a immaginare come si possa guardare al conflitto in maniera positiva.
“Se accade che, al momento dell’unione dei due semi, la donna in uno slancio di energia improvvisa trionfi su quella dell’uomo – sorpresa e superata da lei, i bambini, provenienti in tal caso dalla semente materna, nascono simili alla madre, come somigliano al padre se domina l’elemento paterno. Quelli che vedi prendere dell’uno e dell’altra e presentare un insieme dei tratti dei genitori, sono formati insieme dalla sostanza del padre e dal sangue della madre: questo avviene quando i germi, eccitati nei loro organi dai pungoli di Venere, s’incontrano e si mescolano per l’accordo di un eguale ardore, e da nessun lato non c’è né vincitore né vinto” (traduzione O. Cescatti).
In sintesi: un conflitto inteso come incontro e scambio di “reciproco ardore”, senza vincitori né vinti; quindi, come ricerca d’armonia.
Ecco che la storia e il significato della parola vengono in supporto e permettono il riconoscimento che solo da un certo momento in poi la parola conflitto ha iniziato ad assumere una valenza negativa. Quella valenza che ancora oggi fa parte del nostro background e che spesso mette ansia al solo pronunciarlo. Ma esiste una modalità per stare in conflitto che permette di non essere a disagio e dalla quale tutti gli attori coinvolti possono uscire “vittoriosi”!
E’ possibile e auspicabile affrontare anche i momenti di disaccordo senza sentirsi rabbiosi, a disagio, inadeguati, in colpa, inopportuni.
Il conflitto ha un vero e proprio funzionamento, un meccanismo. Ha un proprio ciclo vitale: compare, raggiunge un apice emotivo o violento, poi si riduce, scompare; ma spesso riappare. Si può schematizzare il conflitto con un triangolo formato da tre componenti:
A) Atteggiamento: dove si sviluppano odio o sfiducia verso l’altro o verso sé stessi in quanto apatici o irresoluti.
B) Comportamento: dove può svilupparsi la violenza fisica o verbale contro l’altro o contro il proprio sé.
C) Contraddizione: dove un obiettivo si contrappone a un altro.
Per risolvere un conflitto bisogna innanzitutto non identificarlo mai con la violenza e non avere paura di affrontarlo, perché in ogni contraddizione ci sono anche potenzialità per nuove relazioni con l’altro. E’ necessario iniziare a immaginare il conflitto non come distruttore, ma come creatore. Poiché dalla contraddizione può scaturire la creatività, un potenziale necessario per trascendere la situazione di blocco derivante dalla contraddizione e dagli obiettivi inconciliabili: la creatività può dare spazio a possibilità inaspettate e inesplorate. Attraverso la creatività si può arrivare a una riscoperta di sé e dell’altro; questo muta l’atteggiamento da incomprensione a empatia, ovvero la capacità di capire, sentire e condividere i pensieri e le emozioni dell’altro. La modifica del proprio atteggiamento nei confronti dell’altro ha come conseguenza il cambiamento del comportamento dei protagonisti dell’evento e così, il conflitto non si attua attraverso atti violenti, ma in modo stupefacente rispetto a quanto canonicamente prestabilito.
Solo trasformando la contraddizione da contrapposizione a apertura si attua una variazione dell’atteggiamento e di conseguenza del comportamento. Quando ci si ostina a vedere la contraddizione come qualcosa di irrisolvibile, come una separazione netta tra sé e l’altro il conflitto non può essere gestito e trasformato.
Gestire un conflitto significa esplorare nuovi approcci creativi operando una trasformazione. L’operazione da mettere in atto è immaginare la discussione come un momento di confronto, un braistorming. In tal modo il conflitto viene trasceso; il trascendimento è l’approccio più esigente, ma allo stesso tempo il più gratificante. Il trascendimento introduce “qualcosa di nuovo”; non si tratta esattamente di quello che le parti avevamo come obiettivo: nel migliore dei casi questo “qualcosa di nuovo” cambia la situazione in modo tale che le parti ottengano effettivamente più di quanto volessero, o addirittura qualcosa che renda meno interessante ciò per cui originariamente combattevano.
Gestire il conflitto e trascenderlo non è operazione banale; anzi risulta complessa inizialmente e prevede un impegno da parte di tutti i protagonisti coinvolti; tuttavia la soddisfazione e il risultato finale possono essere inimmaginabili.
Si può imparare a gestire positivamente un conflitto, attraverso l’acquisizione di competenze specifiche; tali competenze non sono altro che conoscenze di come funziona la comunicazione, la consapevolezza del proprio atteggiamento durante la discussione, l’ascolto attivo, l’empatia e l’assertività e i meccanismi di funzionamento del cervello.
Se sei interessato a migliorare il tuo modo di stare nel conflitto /come-posso-aiutarti#incontriindividuali.