Mi stupisco di come le poesie mi “arrivino” nelle maniere più disparate da quando ho deciso di dare vita a questo blog. Negli ultimi giorni, dopo il ritorno a casa dopo un lungo periodo trascorso presso la terra natia forse invocavo “il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro” che ho poi trovato nella poesia di Montale, Forse un mattino andando in un’aria di vetro. Prima di partire il “mio mare” mi ha fatto un regalo bellissimo, una giornata di piena estate, con un mare piatto e caldissimo. Mentre mi immergevo sott’acqua e avevo la possibilità di guardare verso il blu profondo senza voltarmi indietro osservavo i riflessi che dal cielo si proiettavano sott’acqua. Momenti di puro vuoto, non solo dietro di me, ma anche davanti. Il vuoto, che non può mai essere tale, di quei momenti nel blu si è riempito da quando sono tornata di alberi, case e colli. Paesaggi diversi, vuoti differenti che danno vita a emozioni difformi. In questi giorni mi osservo mentre zitta mi aggiro per questo mondo, cosciente dei miei segreti, delle mie pene, dei miei momenti in cui agogno il nulla dentro.
Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore da ubriaco.
Poi, come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi, case, colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.