Quest’anno novembre è stato un mese poco fausto! Lo scorso anno a novembre nella mia vita accadeva qualcosa di veramente importante e forse a livello simbolico anche quest’anno si è riproposto uno stato emotivo inquieto e una serie di problematiche fisiche, sia mie che delle due cagnolone che accompagnano questa fase del mio cammino. Sul finire di questo mese sfiancante, apatico e infausto, mi accingo a trascorrere giornate per riposarmi e mettere ordine dentro di me. La poesia che ho scelto per ricordare il mese di novembre è di Vincenzo Cardarelli che si sofferma a descrivere una stagione ormai sconosciuta in questo secolo di rivoluzioni climatiche.
Novembre
C’è un giorno che tutte le formiche escono dal bosco
a fare il fascio per l’invernata.
Sopraggiungono, di lì a poco,
le lunghe piogge autunnali,
simili a un gran pianto dirotto, interminabile.
È un pianto che sgorga a fiumi, a torrenti,
fa crescere il lago, solca le strade, rovina i ponti
e dilaga per i campi ostinatamente verdi.
I muri si ricoprono di vellutina.
Quando più nessuno se l’aspetta,
un sole freddoloso, più prezioso dell’oro vecchio,
torna poi, ogni mattina,
a trovare le foglie gialle d’acacia
che piovono ancora sui davanzali,
le foglie secche dei platani
che il vento trascina lungo i viali.