Il ritorno delle rondini quest’anno lo ho atteso con trepidazione. Da quasi un mese appena sveglia mi affaccio alla finestra a scrutare la rocca sotto il campanile, dove ogni anno costruiscono i loro nidi. Da quando abito in collina l’arrivo e la partenza delle rondini mi affascina particolarmente. Non so perché, ma forse mi aveva colpito l’entusiasmo di un collega, originario di queste zone, che da anni abitava al mare, quando una mattina, durante la pausa merenda degli ospiti del centro diurno dove ho fatto il mio tirocinio di art-therapy con la disabilità, era corso in strada esclamando a gran voce: <<le rondini, le rondini>>. Io e altre colleghe lo avevamo guardato attonite: le rondini erano già arrivate da un bel po’ di tempo dalle nostre parti. Forse quella gioia infantile mi aveva commosso, o forse perché proprio negli ultimi anni ho imparato a apprezzare la primavera, il ritorno delle rondini mi attira e mi rende felice. Ieri al risveglio a causa del buio e della pioggia non ho potuto guardare fuori dalla mia finestra; ma a lavoro, in un altro centro dove ho il piacere di lavorare con la disabilità, a un tratto mi sono affacciata alla finestra e le ho viste. Stavolta ero io quella che esclamava come una bimba: <<sono tornate; sono tornate le rondini!>>, mentre le colleghe mi guardavano stupite. Per festeggiare l’arrivo delle rondini ho scelto una poesia, quasi sconosciuta, di Vittorio Tommasini, pseudonimo di Farfa il futurista, che descrive in maniera particolare il momento che ho tanto atteso quest’anno. E che coincide quasi con il giorno in cui “vedeva la luce” il mio sito lo scorso anno!
Le rondini
In deliziose cappe di raso nero
dattilografavano il risveglio
dettato dall’aurora.