Da numerose ricerche presenti in letteratura conosciamo l’importante azione che il clima esistente in classe, influendo sulla percezione di benessere e soddisfazione, esercita sull’apprendimento scolastico. Un sistema didattico sintonizzato sull’espressione dei bisogni, sui sentimenti, e in particolare sull’empatia e l’ascolto, ossia sul clima relazionale che favorisce la crescita e lo sviluppo della persona, nonché la risoluzione dei conflitti inter personali si evidenzia come attento e capace di andare al di là di nozioni scolastiche tout court; si qualifica come un sistema completo per lo sviluppo degli studenti e ha una rilevanza importante sullo sviluppo cognitivo e sull’apprendimento.
I numerosi progetti che da alcuni anni si stanno realizzando nelle scuole con l’intento di costituire una “vaccinazione psicologica” contro il disagio, trovano riscontro nelle concezioni di Daniel Goleman che ha formulato, nell’ambito delle neuroscienze, una nuova teoria della mente emozionale definendo come il repertorio comportamentale dell’uomo sia in buona parte determinato dalle emozioni.
L’istituzione scolastica, insieme alla famiglia, costituisce il contesto per eccellenza di formazione e socializzazione dell’individuo, l’ambito dove è necessario promuovere, favorire e sostenere il loro benessere integrale (fisico, psicologico, relazionale). Insegnanti e studenti possono testimoniare come l’ambiente scolastico sia spesso stressante e aggressivo.
La scuola è un ambiente caratterizzato da obiettivi da raggiungere, compiti da eseguire, esami da superare, per cui il livello di stress può risultare molto alto, diventa fondamentale, quindi incrementare il livello di concentrazione e di attenzione agli aspetti emotivi e relazionali. È lì che si sperimentano e si costruiscono le relazioni con i pari e con gli adulti, dove si impara la convivenza civile e si progetta il proprio futuro. Risulta difficile per bambini e ragazzi esprimere le proprie difficoltà, analizzare cosa sentono e cosa pensano e capirne il perché. La capacità di convivere e gestire situazioni stressanti si sviluppa durante la crescita, ma richiede tempo ed esperienza per divenire efficace e ben funzionante.
La scuola ha una grande responsabilità nelle problematiche relative ai disturbi da stress, dal momento che i ragazzi vi trascorrono molte ore della loro giornata.
Una scuola interessata a una visione poliedrica delle capacità umane, nella quale viene attribuito un peso sempre più decisivo al mondo emozionale, alle motivazioni, all’empatia, alle capacità di autocontrollo e di adattamento -in quella fascia di età in cui avviene il progressivo distacco dal nucleo familiare e l’inizio delle relazioni tra pari, deve necessariamente sapersi occupare dell’educazione emotiva. Tuttavia, non sempre le insegnanti, per questioni legate al proprio percorso professionale e di carriera hanno le competenze necessarie per svolgere tale compito. E’ in tale contesto che il counseling può svolgere un’importante ruolo di supporto e sostegno per ampliare le competenze dei docenti e sviluppare quelle degli alunni.
Da anni mi muovo in ambito scolastico da diverse prospettive e con intenti differenti e sono una fervente promotrice del counseling a scuola.
La realizzazione di progetti di educazione emotiva svolti da counselor professionisti in ambito didattico può essere un modo importante per frenare i fenomeni di bullismo che sempre più frequentemente dilagano nelle scuole di tutto il mondo.
Un’inchiesta su scala mondiale, compiuta su genitori e insegnanti, mostra l’incremento di problemi emozionali di una generazione rispetto alla precedente; diverse ricerche riguardanti campioni nazionali di ragazzi americani, di età compresa tra i 7 e i 16 anni, hanno accertato un peggioramento della loro condizione di vita attuale rispetto a quella esistente nelle generazioni precedenti.
In particolare, le maggiori difficoltà incontrate dai ragazzi interessano comportamenti di:
- chiusura in sé stessi o problemi sociali (ad esempio, la preferenza a restare soli, non comunicare, a rimuginare in silenzio, essere privi di energia, sentirsi infelici, dipendere eccessivamente dagli altri);
- ansia e depressione (essere soli; nutrire molte paure e preoccupazioni; avere il bisogno di essere perfetti; non sentirsi amati; sentirsi nervosi o tristi e depressi);
- difficoltà nell’attenzione e nella riflessione (incapacità di prestare attenzione o di restare seduti tranquilli; fantasticare ad occhi aperti; agire senza riflettere; essere troppo nervosi per concentrarsi; avere risultati scolastici scadenti; incapacità di distogliere la mente da un pensiero fisso);
- devianza o aggressività (frequentare compagnie a rischio; mentire e imbrogliare; litigare spesso; trattare gli altri con cattiveria; pretendere attenzione; distruggere gli oggetti altrui; disobbedire a casa e a scuola; essere testardi e di umore mutevole; parlare troppo; prendere in giro gli altri in maniera eccessiva; avere un temperamento collerico).
Ciascuno di questi comportamenti va osservato con enorme attenzione, non vanno assolutamente considerati come casi isolati o come qualcosa di “normale” e quindi non degna di attenzione. Invece, vanno valutati globalmente e rappresentano un indicatore del mutamento in corso.
Diventa importante nella nostra società prestare maggiore attenzione allo sviluppo emotivo dei futuri adulti di domani; infatti, lo sviluppo emotivo si collega con i processi di maturazione neurologica e con lo sviluppo cognitivo e sociale. L’apprendimento scolastico, come tutto il processo educativo, diventa “significativo” solo se viene investita l’intera personalità dello studente, in costante interazione con la personalità dell’insegnante e degli altri studenti, quindi della società e della cultura della quale sono parte integrante.