Tramite uno dei miei professori ero entrata in contatto con un dottorando che stava facendo ricerche per la sua tesi e avevo dato la disponibilità per partecipare a un esperimento. Via e-mail avrei ricevuto i link per accedere alle fasi della sperimentazione che in totale sarebbero state tre.
Non avevo idea di che ricerca si trattasse, aveva sicuramente a che fare con le neuroscienze ma non era chiaro l’ambito specifico. Nella prima fase avevo compilato un test abbastanza noioso, di quelli che si trovano anche sulle riviste sia online che cartacee e che trovavo scialbi e non propriamente interessanti. Il link della seconda fase si era dimostrato da subito particolarmente impegnativo: le spiegazioni per accedere mi erano apparse poco chiare e nella sezione prevista per la prova, prima dell’esperimento vero e proprio, continuavo a sbagliare. Stavo per abbandonare l’idea di proseguire, ma una cocciutaggine a me sconosciuta mi aveva fatto continuare e finalmente ero riuscita ad accedere alla fase specifica.
Dovevo posizionare l’indice della mano sinistra e quella della mano destra su due dei pulsanti del computer e rispondere agli input secondo quanto stabilito dalle regole precise che avevo avuto difficoltà a capire nella fase iniziale. All’avvio dell’esperimento era stato specificato che il tutto sarebbe durato circa trenta minuti, ma non sapevo se comprendesse anche la fase di prova. Non avevo controllato l’orario e quando avevo finito non avrei potuto dire quanto tempo fosse passato, ma durante il tempo trascorso a muovere le dita sulla tastiera del computer a seconda delle lettere, numeri o coppie di lettere che dovevo individuare mi ero sentita stanca. Nonostante fossero previste circa due fasi di riposo, il continuo scorrere sul video dei caratteri mi aveva dato fastidio agli occhi.
Col procedere del tempo mi accorgevo che ero sempre più consapevole del mio livello di attenzione; nonostante la velocità con la quale i segni scorrevano sullo schermo riuscivo a fare una previsione, non sempre esatta, della lettera o del numero che sarebbero apparse. Una tensione intensa percorreva tutto il mio essere, ma nonostante questo il mio corpo non aveva punti di accumulo, le spalle ben erano distese e le braccia abbastanza leggere. Ogni apparizione sul video suscitava una sorta di scatto sulle mie dita che rispondevano velocemente.
In generale avevo una soglia di concentrazione più alta rispetto alla media e non solo dei miei coetanei; questo mi era stato spesso confermato nel corso degli anni. Si rendeva maggiormente evidente quando partecipando a riunioni o lezioni insieme agli altri avevo modo di verificare la differenza di soglia e tempi di attenzione prolungata.
Durante quell’esperimento mi sorprendeva non solo l’attenzione, che mi ero accorta a un certo punto fosse scemata, ma la capacità di previsione e di consapevolezza dell’errore; e tutto ciò avveniva mentre riuscivo a essere cosciente di come e cosa accadesse in altre parti del mio corpo. Tant’è che a un certo punto avevo associato quel test a una sorta di meditazione! Mi stupiva altresì il fatto che data la mia non più giovane età tutto questo avvenisse così velocemente; ero sorpresa dal tempo di reazione che constatavo mentre l’esercizio proseguiva e la stanchezza aumentava.
Forse l’esperimento riguardava le capacità neurali o di apprendimento rispetto a una possibile dipendenza; durante il primo test veniva richiesta una sorta di descrizione del profilo personale e psicologico, inoltre veniva richiesto di specificare il numero di sigarette fumate e l’età in cui si era iniziato, ma anche il tempo trascorso giornalmente sui social.
Non avevo mai fumato in tutta la mia vita e a parte i primi tempi che avevo aperto il mio profilo sui social non amavo particolarmente dedicarmi a quell’attività. Da anni li usavo soprattutto per lavoro; erano peraltro la parte del mio lavoro che mi piaceva poco o niente.
Probabilmente non avrei mai saputo come era andato il mio esperimento o cosa riguardasse, ma come spesso accadeva da un po’ di tempo a quella parte, mi aveva dato modo di osservarmi e era stato lo spunto per una riflessione sulle mie capacità.