Nel post di martedì ho parlato della felicità e poiché nulla accade per caso mercoledì mi è capitato di guardare il film La Tenerezza, un film che riflette su quanto le due cose siano strettamente interconnesse. Alcune volte le risposte alle nostre esigenze sono banali e magari sono a portata di mano. Che i gesti di tenerezza siano ispirati dai momenti di gioia è abbastanza scontato e ho l’opportunità di osservarlo spesso in questo periodo quando guardo la mia nipotina giocare con il suo papà. Osservo la gioia nei suoi occhi e lo guardo mentre non riesce a trattenersi dall’abbracciarla e baciarla. Quei gesti di tenerezza che rendono felici, sono collegati alla felicità che ispira quasi automaticamente tenerezza! Ma quando non abbiamo a che fare con i più piccoli, oppure quando soffriamo spesso ci rinchiudiamo in un mondo distaccato, dove i gesti teneri rischiano di farci crollare in un dolore ancor più profondo e per questo diventiamo incapaci di farli o di riceverli. Forse avremmo bisogno di essere educati alla tenerezza, a sperimentarla quotidianamente crescendo per riuscire spontaneamente a poterla esprimere anche nella sofferenza. Riflettendo su tutto questo ho scoperto che esiste una bella poesia di Alda Merini, Abbiamo fame di tenerezza.
Abbiamo fame di tenerezza,
in un mondo dove tutto abbonda
siamo poveri di questo sentimento
che è come una carezza
per il nostro cuore
abbiamo bisogno di questi piccoli gesti
che ci fanno stare bene,
la tenerezza
è un amore disinteressato e generoso,
che non chiede nient’altro
che essere compreso e apprezzato.