Riguardando delle vecchie fotografie mi è tornata in mente una frase ascoltata durante un laboratorio di fotografia: per essere un buon fotografo è importante saper scegliere l’inquadratura. Una sorta di esercizio visivo, un saper osservare. Infatti, le fotografie che maggiormente colpiscono sono quelle dove si coglie qualcosa di inusuale. Durante le mie giornate mi capita spesso di soffermarmi a osservare dettagli; che si tratti di un’insetto che si è posato sul davanzale della mia finestra, di uno scorcio di luce, di un panorama o di un opera d’arte quello che mi colpisce è il dettaglio. Spesso nei dettagli si nasconde qualcosa di inesprimibile. La conseguenza di questa riflessione è che non è necessario fare viaggi incredibili alla scoperta di cose mai viste, ma solo occhi che sappiano vedere, osservare, scrutare. Serve rimanere immobili e saper cogliere quello che si ha intorno. Negli ultimi tempi mi è capitato spesso di guardare il mare e domenica scorsa mi sono chiesta se avrei potuto vivere una vita intera comodamente seduta a osservarlo; incredibilmente la risposta che è arrivata dal profondo del mio essere è stata affermativa! La poesia di Rabindranath Tagore, poeta bengalese, della quale non sono riuscita a trovare il testo originale, si intitola proprio “Occhi per vedere“.
Viaggiai per giorni e notti per paesi
lontani. Molto spesi
per vedere alti monti, grandi mari.
E non avevo gli occhi per vedere
a due passi da casa
la goccia di rugiada
sulla spiga di grano!