Qualcosa al centro di quel dipinto non mi sembrava avesse forma: <<sembra una candela>>, aveva esclamato G. osservandola. Quel piccolo quadretto che avevo realizzato qualche pomeriggio prima ripensando a una frase che mi era stata ripetuta molte volte era rimasto oscuro per me; e adesso che qualcuno riusciva a scorgere una forma in quel marasma avevo finalmente compreso! Simbolicamente la candela è una sintesi di emblemi di estrema pregnanza; nella sua costituzione può essere vista la sua similitudine con gli esseri umani: possiede un Corpo (la cera), un’Anima (lo stoppino), uno spirito (la fiamma). Inoltre, svolge il proprio ruolo così come gli uomini nasce (accensione), vive e invecchia (scioglimento) e muore (estinzione). Nella poesia di Trilussa, invece, la candela rappresenta l’amore. “Chi nun arde nun vive” ci rimanda l’immagine dell’amore che da vita a patto, dice sempre il poeta romano, che rimaniamo persuasi che solo illuminando l’altro riusciremo a riconoscerlo per quello che è. E non per quello che vorremmo che fosse!
La candela
Davanti ar Crocifisso d’una Chiesa
una Candela accesa
se strugge da l’amore e da la fede.
Je dà tutta la luce,
tutto quanto er calore che possiede,
senza abbadà se er foco
la logra e la riduce a poco a poco.
Chi nun arde nun vive. Com’è bella
la fiamma d’un amore che consuma,
purchè la fede resti sempre quella!
Io guardo e penso. Trema la fiammella,
la cera cola e lo stoppino fuma…