In uno dei giorni della quarantena ho citato questa poesia; in quel caso la capacità e la voglia di essere un’isola in mezzo a un arcipelago era forte. Si tratta della famosa poesia di John Donne, Nessun uomo è un isola. A distanza di qualche mese la visione che ho dell’isola si è capovolta. Esistono isole che sono solo e sperdute nell’immensità degli oceani; in questo momento è così che mi sento. Sola, esposta alle intemperie e forse chissà un’isola che si sgretola e si inabissa per sparire tra le acque. Proprio come successe a metà dell’Ottocento per l’isola di Ferdinandea.
Nessun uomo è un’isola
Completo in se stesso
Ogni uomo è parte della terra
Una parte del tutto
Se una zolla è portata via dal mare
L’Europa risulta essere più piccola
Come se fosse un promontorio
Come se fosse una proprietà di amici tuoi
Come se fosse tua
La morte di ciascun uomo mi sminuisce
Perché faccio parte del genere umano
E perciò non chiederti
Per chi suoni la campana
Suona per te
No man is an island,
Entire of itself,
Every man is a piece of the continent,
A part of the main.
If a clod be washed away by the sea,
Europe is the less.
As well as if a promontory were.
As well as if a manor of thy friend’s
Or of thine own were:
Any man’s death diminishes me,
Because I am involved in mankind,
And therefore never send to know
for whom the bell tolls;
It tolls for thee.