La poesia per il post di oggi l’ho dovuta cercare, ho aperto il libro di poesie di Josè Saramago che tengo sul comodino e tra le pagine mi ha colpito “Parla per me, silenzio“. Mentre ne leggevo le parole mi sono ricordata di qualcosa accaduta qualche settimana fa. Ero su una terrazza con affaccio sul mare insieme a una persona a me molto cara, parlavamo di cose banali, ma oltre le parole percepivo altro. Oltre le parole qualcosa veniva espresso e mi colpiva profondamente; un silenzio di altre parole, di pensieri che non venivano espressi e che erano comunque presenti. Il mio lavoro si fonda principalmente sulla comunicazione e sulla comunicazione non verbale, sull’ascolto attivo che passa oltre quello che viene comunicato verbalmente. Tuttavia, quando si è coinvolti personalmente diventa più complesso accorgersi della metacomunicazione. Invece, negli ultimi tempi, riesco a essere abbastanza consapevole di cosa trasmetto o mi viene trasmesso dal silenzio oltre le parole. In quella serata sul finire dell’estate oltre le parole, il silenzio intorno, comunicava affetto, stima, amore, ma anche incapacità di potersi dire tutto ciò in maniera chiara e diretta.
Oggi non era giorno di parole,
con mire di poesie o di discorsi,
né c’era strada che fosse nostra.
A definirci bastava solo un atto,
e visto che a parole non mi salvo,
parla per me, silenzio, ch’io non posso.
Diz tu por mim, silêncio, José Saramago
Não era hoje um dia de palavras,
Intenções de poemas ou discursos,
Nem qualquer dos caminhos era nosso.
A definir-nos bastava um acto só,
E já que nas palavras me não salvo,
Diz tu por mim, silêncio, o que não posso.