La mia iniziativa non stava, ovviamente, dando i risultati sperati, ero anche delusa che molti dei miei amici, ai quali avevo espressamente chiesto aiuto e che sapevo passavano molto tempo sui social, non avessero quasi risposto all’appello. Mi chiedevo cosa gli costasse e mi sembrava incomprensibile il loro atteggiamento. Anche quello forse, mi stava facendo riconsiderare i rapporti che avevo con alcune di quelle persone: conoscevo abbastanza bene le loro personalità e sapevo quanto alcuni di loro fossero sofferenti in quel momento. Le paure di ciascuno erano in gioco e non volevo sminuirle nè non esserne partecipe, ma la richiesta era così banale, e anche divertente, che veramente mi risultava difficile essere comprensiva. Già la mattina era iniziata con l’umore basso, infatti non avevo avuto il coraggio di andare a fare la mia camminata, però ero riuscita a fare gli allenamenti a casa e questo per qualche ora aveva riattivato una prospettiva positiva. Mi ero divertita a fare il gioco per #iorestocreativo; la proposta del giorno era la storia futurista. Mentre camminavo per casa scrivendo parole che avevano a che fare con gli oggetti che erano disposti sui mobili o selezionate dai titoli dei testi della libreria mi ero allietata parecchio: anche l’idea di farlo in movimento mi aveva esaltato.
Ma da dopo pranzo in poi, un malessere diffuso si era impossessato di me e mi aveva svuotato di energie. Così ero rimasta sul divano a inebetirmi di film e cibo, avevo chiuso ogni contatto col mondo e con quella sensazione ero andata a letto.