Da svariati giorni nei miei sogni le figure maschili si avvicendavano e lasciavano spesso al mio risveglio sentimenti contrastanti.
Cosa significava quell’uomo che nel sogno della notte precedente si comportava in maniera così altalenante? Sembrava volersi avvicinare, ma poi faceva gesti che me lo rendevano odioso e antipatico. Nei sogni gli altri rappresentano parti di noi e sapevo che le figure degli uomini di quel periodo indicavano probabilmente la mia parte maschile, quindi il senso di quel comportamento non coerente era indice di una non integrazione con il mio IO? Ero ancora in “lotta” con una delle mie parti?
Ma in un altro sogno io e lui restavamo avvinti l’uno all’altra in un abbraccio dolce e tenero. L’etimologia della parola fede proviene dal latino e deriva dall’essere avvinti, legati che per traslazione diventa mi fido.
Forse, proprio come le piante che rimangono avvinte con le radici ben piantate nel terreno d’inverno lasciando cadere le foglie secche e hanno la forza di restare perché si fidano della vita del piccolo germoglio dentro di loro, così dovevo avvinghiarmi e fidarmi a quella mia maschile – il raziocinio, oppure era proprio lei che non volevo lasciare?
Probabilmente più che mai in quella quarantena diventava importante non perdere la fiducia, o ritrovarla, avvinghiarsi a lei. Che si trattasse della parte maschile o della vitalità, della forza vitale della nostra essenza, l’importante era rimanere insieme a tutto ciò che ci rendeva non solo esseri viventi, ma soprattutto esseri umani. Mentre all’interno delle nostre case ci sentivamo morire o inermi avevamo la possibilità di nascere ancora; in questo modo quando saremmo usciti fuori, all’aperto, sarebbe stato come quando eravamo stati espulsi dall’utero e avevamo dovuto trovare la forza di costruire il nostro mondo: un mondo nuovo.
Avremmo avuto la forza di iniziare a costruire qualcosa di veramente nuovo? Il bambino nella fase dello sviluppo è avvantaggiato perché è maggiormente connesso con le sue sensazioni e emozioni e riesce ancora a usare in modo integrato con il suo sentire la parte razionale, il raziocinio – che differisce dalla ragione. Da adulti il compito è molto più arduo, bisogna de-costruire, svincolarsi dalle abitudini e rischiare maggiormente.
In quella Fase 2 alle porte mi sembrava che molti fossero concentrati a capire cosa adesso potevano o non potevano fare per uscire di casa. Se da una parte quel fare era un’urgenza, infatti dopo la riflessione la spinta verso la concretezza diventa necessaria, dall’altra mi chiedevo se la riflessione e la ricerca dentro sé stessi, che era stato possibile effettuare durante il tempo della totale clausura, potesse essere rimossa in quella fretta. In quell’urgenza rischiavamo di non usufruire di quella nuova dimensione dell’esistere che avevamo avuto la possibilità di sperimentare appieno.
Da parte mia, non avevo alcuna premura e non sentivo una grande spinta a capire cosa mi sarebbe stato possibile fare là fuori; i giorni trascorsi dentro casa avevo cercato di utilizzarli al meglio e mi sentivo di aver fatto molto, con molta attenzione e cura. Sapevo che non ero compresa tra quelli che avrebbero ripreso le attività nella nuova fase e quindi rimanevo tranquillamente in attesa; continuando a fare tutto quello che avevo potuto o intrapreso dall’inizio della quarantena.