La notte precedente prima di andare a letto avevo deciso di lasciare la finestra socchiusa; la primavera era arrivata e una delle mie abitudini, anche in autunno, era di dormire con il piumone e lasciare che l’aria fresca della notte entrasse in camera! Al mio risveglio uscire dal tepore delle coltri non era stato faticoso, dalla finestra socchiusa la mattina mi appariva calda e soleggiata. Solo quando le notizie sull’aumento delle temperature mi erano giunte dai social affacciandomi al balcone mi ero accorta che fuori faceva freddo e avevo richiuso in fretta quella finestra! La sorpresa di non aver percepito lo sbalzo di temperatura, dopo il freddo che avevo invece sentito nei giorni precedenti, era stata grande.
La giornata si prospettava diversa dal solito, avevo preso con una decisione: da adesso fino alla fine della quarantena i miei giorni avrebbero avuto una programmazione, seppur di massima. Nell’approcciare alla pianificazione delle settimane che sarebbero seguite, una delle scelte fondamentali era stata la drastica riduzione del tempo dedicato all’informazione relativamente alla situazione politica, sociale e sanitaria mondiale. Inoltre, da quel momento altra cosa importante era la sostanziale diminuzione dell’uso dei social, che avrei controllato solo a determinati orari: dopo pranzo e dopo cena; a meno di non dover comunicare qualcosa di specifico.
A fine giornata era chiaro che quel proposito era stato risolutivo; ero soddisfatta di tutto quello che ero riuscita a fare e di come l’avevo portato a termine. Focalizzata sulle attività con concentrazione e determinazione sentivo che la produttività rispetto ai giorni precedenti era imparagonabile. Quasi tutti i tasks che avevo previsto erano stati vistati e il tempo dedicato allo studio in quella nuova modalità, non più frammentaria, mi aveva permesso di trovare un nuovo metodo che mi dava la sensazione di governare la vastità dei concetti e delle materia sistematicamente: questo avrebbe permesso un migliore e più efficace apprendimento.
Ero appagata, avevo ripreso anche l’allenamento a casa: la mente e il corpo si muovevano in sinergia e la mia anima ne usciva compiaciuta.
In bilico, come un equilibrista sul filo della mia esistenza avevo ritrovato l’equilibrio; ero riuscita a bilanciare l’asta immaginaria che mi permetteva di muovermi nel nuovo spazio che la quarantena aveva ritagliato per me. Riuscivo a guardare quella nuova dimensione con nuovi occhi e mi accorgevo di poterla governare con semplicità. Questo nuovo orizzonte allargava le mie prospettive e mi dava la possibilità di a vivere quel tempo come un’opportunità.