Paradossalmente, quel periodo di reclusione e isolamento sembrava coincidere con un proliferare di relazioni umane per me. Non avevo una fitta agenda di videochiamate con parenti e amici di sempre: ero in contatto come d’abitudine con i miei cari, quello che mi stupiva era l’aumento di relazione con persone che conoscevo poco. Una delle mie vicine aveva preso l’abitudine di chiamarmi e una volta era perfino passata sotto casa, io sulla porta e lei dietro il cancelletto delle scale di accesso ci eravamo fermate a fare una lunga chiacchierata. Durante i momenti telefonici e anche mentre avevamo la possibilità di guardarci, ma da lontano, mi era arrivata una forte sensazione di vicinanza e contatto! Tramite lei ero entrata in contatto con la figlia, una ragazza che avevo conosciuto per caso un giorno in paese e per la quale avevo sentito un forte feeling, che viveva lontano. Ci eravamo scritte e ripromesse di vederci alla fine di quella reclusione.
Stava diventando anche un’abitudine chattare con uno dei partecipanti al laboratorio teatrale che frequentavo da mesi e che si era interrotto a causa delle misura restrittive dettate dal CoViD. Con gli altri “attori” non c’era l’abitudine di sentirsi o vedersi al di fuori delle ore dedicate alla costruzione dello spettacolo; ma la brusca interruzione di quei momenti intensi vissuti tutti insieme era stata difficile da digerire. Tra le tante cose alle quali avevo dovuto rinunciare quelle delle quali sentivo maggiormente la mancanza erano il laboratorio teatrale, le lezioni di equitazione e quelle di percussioni.
Così quel sabato avevo accettato anche l’invito a prendere parte all’aperitivo online con alcuni degli “amici di sempre”. La cosa che mi aveva fatto tanto orrore i primi giorni di quella quarantena diventava qualcosa alla quale volevo partecipare. Sulle prime quando pian piano sullo schermo apparivano i cari visi a me familiari, incorniciati dai contorni di alcune di quelle abitazioni che conoscevo e frequentavo abitualmente, la sensazione di gioia mi pervadeva; ma sul finire di quell’ora trascorsa insieme mi accorgevo che ciascuno di noi era distratto dalle sue occupazioni. Il momento che avevo voluto sottolineare con sarcasmo era stato quando avevamo preso il cellulare per controllare cosa ci stavamo scrivendo nella chat di gruppo! Ecco a cosa eravamo destinati? La tecnologia prendeva il sopravvento nelle nostre relazioni senza che quasi riuscissimo a accorgercene.
“1984” era già qui!