Gennaio, primi giorni dell’anno, primo mese. La poesia di Rilke parla di un tempo di neve, di giornate dal bianco splendore; in questo inizio di anno il tempo uggioso e lattiginoso mi mette nostalgia e voglia di solitudine. Spesso le persone che frequento non riconoscono questa mia voglia di silenzio e solitudine, che è una delle mie caratteristiche, adducendo incredulità e associandola a qualcosa di negativo. Talvolta, quello che mi viene detto mi ferisce, ma poi mi ricordo che accogliere la diversità è la cosa più difficile…
Gennaio
Respirano lievi gli altissimi abeti
racchiusi nel manto di neve.
Più morbido e folto quel bianco splendore
riveste ogni ramo, via via.
Le candide strade si fanno più zitte:
le stanze raccolte, più intense.
Rintoccano l’ore. Ne viene
percosso ogni bimbo, tremando.
Di sovra gli alari, lo schianto di un ciocco
che in lampi e faville , rovina.
In niveo brillar di lustrini
il candido giorno là fuori s’accresce,
diviene sempiterno, infinito.