Nella poesia di Ada Negri aprile si coniuga con i prati. Per la gran parte della mia vita non pensavo ai prati, anzi li odiavo: la mia allergia non mi permetteva di godere delle scampagnate di Pasquetta, del 25 aprile o del 1 maggio. Ricordo ancora un picnic con amici per una di queste festività, trascorso a soffiarmi il naso, starnutire volendomi strappare gli occhi; a quei tempi vivevo al mare e il pensiero di aver affrontato il tragitto in auto, il traffico e il delirio di quel parco pieno di gente con tali risultati, mi aveva fatto giurare di non farlo mai più. Poi, mi sono trasferita in collina. L’allergia non mi tormenta più in quel modo da anni ormai e godo camminare in mezzo a prati e sentieri potendo godere dei profumi di alberi, fiori ed essenze che un tempo non riuscivo nemmeno a percepire. Qualcuno ha detto: “la vita è ciò che ci accade mentre siamo occupati a fare altro”; ebbene, mentre cammino per queste valli e questi monti ho imparato a non fare null’altro!
Prato d’aprile
C’era un prato: con folte erbe, frammiste
a bianchi fiori, e gialli, e violetti;
e fra esse un brusio di mille piccole
vite felici; e se sull’erbe e i fiori
spirava il vento, con piegar di steli
tutto il prato nel sol trascolorava.
E volavan farfalle, uguali a petali
sciolti dai gambi; e si perdean rapidi
i miei pensieri in quell’aerea danza
ove l’ala era il fiore e il fiore l’ala.