Avevo voglia di fiori. I fiori recisi non erano mai stati la mia passione, anzi tutt’altro; per gran parte della mia esistenza ogni volta che qualcuno mi regalava fiori veniva “sgridato” oppure ringraziato con sommo sforzo, se il rapporto che avevo con il mittente non mi permetteva di esprimere totalmente la mia intolleranza al suo gesto.
La prima volta che mi erano stati consegnati dei fiori e che li avevo accettati di buon grado era stato il giorno della mia laurea. Mia cugina che viveva all’estero e che non vedevo e frequentavo da anni mi aveva fatto recapitare un mazzo enorme; con sommo stupore di tutti non mi ero arrabbiata, anzi, non saprei ancora oggi spiegarne il motivo, ma quei fiori li avevo graditi.
Negli ultimi anni, poi, avevano iniziato a piacermi. Non capitava che ne acquistassi, ma ricordavo ancora la prima volta che avevo invitato G. a trascorrere un po’ di tempo insieme e lei era arrivata a casa con un mazzo di girasoli; non poteva saperlo, ma tra tutti i fiori i girasoli erano sicuramente i miei preferiti. Erano durati per giorni; non ero attrezzata per fiori a gambo lungo, avevo un unico vaso e era troppo basso, così avevo scartabellato tra gli oggetti di casa e una vecchia bottiglia conservata per caso era stata da quel momento adibita a contenere fiori lunghi.
Un’altra piacevole sorpresa era stata quando per il mio ultimo compleanno, F. aveva voluto strafare, e oltre al regalo ufficiale aveva comprato dei fiori totalmente “fuori stagione”. Mentre tutti gli altri amici sottolineavano quel gesto che ritenevano inutile, io fin da subito ero rimasta incantata dal colore e dalle tonalità che diffondevano intorno. Anche in quell’occasione avevo fatto di tutto per mantenerli in vita il più a lungo possibile e ci ero riuscita. La mattina, al mio risveglio vederli sul tavolo della colazione mi riempiva di una gioia immensa e inaspettata.
In quella primavera che eravamo costretti a “perderci”, l’unica occasione in cui potevo notare le differenti fioriture era quando andavo a fare la spesa. Dal mio balcone non riuscivo a intravedere se non gli alberi violacei che crescevano nei dintorni. Ma appena uscita dal paese il rigoglio si manifestava in tutto il suo splendore.
Quella voglia di fiori mi aveva spinto fuori di casa anche se non avevo urgenza di fare la spesa. L’ultima volta che ero uscita per evitare di rifare la fila avevo fatto le scorte per due settimane, ma adesso la voglia di rivedere dei fiori sul mio tavolo da pranzo era una sollecitazione alla quale non sapevo resistere. Così mi ero vestita e mentre mi recavo nel più grande ipermercato della zona, dove sapevo che li avrei sicuramente trovati, sentivo prepotente la voglia di parcheggiare a ogni angolo di strada per spezzare i meravigliosi rami di mandorlo in fiore o anche le banali margheritine che crescevano sul ciglio della via. Mi ero impedita di massacrare inutilmente la natura che mi circondava e alla fine avevo scelto una piantina di primule gialle e una piantina di salvia per il mio angolo verde. Il mazzo di bellissime calle alle quali non ero riuscita a resistere le avevo regalate a R.. Mentre rientravo a casa mi ero fermata sotto casa sua, l’avevo chiamata dalla finestra e attraverso il portone le avevo porto i fiori dicendole: <<avevo voglia di fiori, e ho pensato di farti un augurio pasquale diverso dal solito>>.
E poiché niente accade per caso, le calle erano proprio i suoi fiori preferiti!