Nasciamo e ci troviamo catapultati in una realtà della quale non comprendiamo nulla. Il vuoto mentale, il raziocinio, la comprensione non ci supportano ancora, l’unica cosa a nostra disposizione sono il corpo e quello che sentiamo. Quel sentire, da non confondere con l’udire, l’ascoltare, rimanda a qualcosa che sta in “un dentro”, nella profondità del nostro essere, potremmo dire usando un termine che non per tutti ha la stessa accezione, nell’ANIMA!
Cosa succede in quel profondo, nessuno lo sa, né lo saprà probabilmente mai; il nome che dagli inizi del ‘900 gli studiosi della psiche, hanno trovato: INCONSCIO, evoca quel dentro “in” rispetto ad una coscienza, una consapevolezza, un sapere che allontana dal sentire di cui sopra.
Crescendo rischiamo di perdere gradualmente il contatto con quel dentro per ancorarci spesso ad un sapere, ad una consapevolezza, che tuttavia risulta essere mediata dalla società. L’etimologia di consapevolezza infatti, riguarda un “sapere con” qualcuno, non un nostro sapere tout court.
Accade tuttavia che col trascorrere del tempo, quel sentire dentro e quel corpo che da uno a tre anni (statisticamente) -un tempo lunghissimo per un essere vivente, ci accompagna e ci guida, lo trascuriamo per un nuovo luogo, la mente!
La mente, quella parte di noi che dal ‘700 in avanti è stata considerata il luogo principe dell’essere umano, quasi l’unica cosa reale in un mondo incerto, ci indirizza e ci indica la strada; nel fare questo il corpo e il suo sentire perdono terreno anzi, spesso vengono ignorati. Certo, magari il corpo continuiamo ad utilizzarlo, ma in che modo? Da mezzo diventa strumento!
Gli chiediamo di essere al servizio della volontà delle mente, gli chiediamo di essere sempre pronto, all’erta, di riuscire anche oltre i limiti, lo forziamo e ci sforziamo di raggiungere obiettivi che non sono quelli che il corpo sente e vuole. Lo costringiamo in vari modi, a stare seduto per più ore di quelle che riesce a sopportare, lo ingabbiamo in esercizi di prestazione fisica che sicuramente soddisfano il nostro ego, lo obblighiamo a vivere una vita diversa da quella che gli serve, facendo, ma anche non facendo, quello che “sente”.
Infatti, talmente la nostra mente è lontana dal sentire del corpo che impariamo ad ignorare i modi che solo lui conosce per farci comprendere la sofferenza dell’anima; non diamo spazio ai sintomi che ci manda, facciamo finta di non sentire il malessere fisico, tralasciamo le piccole malattie, trascuriamo i dolori, facciamo semplicemente gli gnorri di fronte alle evidenze che il corpo ci invia.
Quel corpo e il suo sentire diventano un bagaglio a volte inutile, a volte pesante, da trascinarci appresso: senza ascoltarlo minimamente, senza ascoltarci!
Ascoltare, diversamente da sentire, implica uno stare (l’etimologia della parola rimanda allo stare in ascolto, al prestare attenzione) “uno starci”, “un’esserci”. Essere, ha a che fare con noi: noi siamo esseri umani, è il primo verbo che ci insegnano a scuola; in quei primi tre anni di vita di cui sopra, “io sono” è uno dei primi apprendimenti che ci consente una differenziazione dall’altro. Siamo o non siamo un’essenza? E quell’essenza, può essere associabile soltanto ad una mente?
Le ricerche psiconeuroimmunologiche dimostrano una connessione stretta tra tutti i nostri sistemi vitali e forse questa branca della scienza medica ci permetterà di riscoprire nozioni che abbiamo dimenticato nel corso dei secoli. Non solo nelle culture arcaiche, ma anche in quella greco-romana e persino medievale la connessione tra gli stati psichici e il corpo era ancora evidente; la banale citazione di Henry de Mondeville, il primo chirurgo a scrivere un trattato di chirurgia recita: <<Anche il più ignorante sa che la gioia e la tristezza sono accidenti dell’anima e che la gioia fa ingrassare il corpo e la tristezza dimagrire>>. Al di là del luogo comune, peraltro non necessariamente vero per tutti, quello che interessa è il legame tra gli stati emotivi, l’anima e il corpo.
Diventa importante, se non fondamentale per ritrovare il nostro benessere totale, riscoprire quello che emozioni e sensazioni, che riguardano la nostra essenza e il nostro corpo, ci trasmettono e ci inviano. Re-impariamo a stare in contatto con noi stessi, con la nostra anima; anche perché, solo se prestiamo attenzione possiamo scoprire come, talvolta: la mente ci mente.