La poesia di Pavese, Ogni notte, tornando alla vita, a prima vista può apparire una poesia triste, invece già il titolo ci incita a vivere! Il grande scrittore parla di anima e della solitudine che la attanaglia, ma la solitudine diventa per l’anima fonte per bruciare ancora, ardere, esperire, vivere. Nel mio percorso di crescita personale ho compreso che è fondamentale consumarsi, stancarsi, per trovare la forza per ripartire, riaccendersi e “continuare a essere”.
Ogni notte, tornando dalla vita
Ogni notte, tornando dalla vita,
dinanzi a questo tavolo
prendo una sigaretta
e fumo solitario la mia anima.
La sento spasimare tra le dita
e consumarsi ardendo.
Mi sale innanzi agli occhi con fatica
in un fumo spettrale
e mi ravvolge tutto,
a poco a poco, d’una febbre stanca.
I rumori e i colori della vita
non la toccano più:
sola in se stessa è tutta macerata
di triste sazietà
per colori e rumori.
Nella stanza è una luce violenta
ma piena di penombre.
Fuori, il silenzio eterno della notte.
Eppure nella fredda solitudine
la mia anima stanca
ha tanta forza ancora
che si raccoglie in sé
e brucia d’un’acredine convulsa.
Mi si contrae fra mano,
poi, distrutta, si fonde e si dissolve
in una nebbia pallida
che non è più se stessa
ma si contorce tanto.
Così ogni notte, e non mi vale scampo,
in un silenzio altissimo,
io brucio solitario la mia anima.