Oltre un anno fa nel mio blog avevo già affrontato il tema del nido e di come la mia casa rappresenti per me un luogo amoroso dove ho la possibilità di essere nutrita e crescere. Da quando Ivy è arrivata il nido si è trasformato: adesso questo è il luogo della famiglia. Da anni la mia vita non aveva più regole prestabilite né orari fissi; vivendo sola e con la libera professione le mie giornate non erano minimamente strutturate. Sapevo che adottare un cane avrebbe comportato una scansione regolata delle abitudini e soprattutto che avrebbe significato anche una sostanziale modifica dei mie consuetudini. Adesso che sono immersa in tutto questo mi accorgo che questa è la modalità tipica della vita familiare tout court. La poesia di Pascoli racconta della bellezza del nido e contrariamente al finale di questa poesia io vivo la meraviglia di “Come, a primavera, ne prorompeva empiendo la riviera il cinguettìo del garrulo convito!“
Il nido
Dal selvaggio rosaio scheletrito
penzola un nido. Come, a primavera,
ne prorompeva empiendo la riviera
il cinguettìo del garrulo convito!
Or v’è sola una piuma, che all’invito
del vento esita, palpita leggiera;
qual sogno antico in anima severa,
fuggente sempre e non ancor fuggito:
e già l’occhio dal cielo ora si toglie;
dal cielo dove un ultimo concento
salì raggiando e dileguò nell’aria;
e si figge alla terra, in cui le foglie
putride stanno, mentre a onde il vento
piange nella campagna solitaria.