Durante la notte mi svegliavo spesso per andare in bagno; quella notte mentre mi sollevavo dal letto avevo intravisto un riflesso che entrava dalla portafinestra e si proiettava sulla poltrona. Mi ero immediatamente resa conto che la possibilità di accorgermi di quel riflesso era dovuta a una coincidenza.
Si era fulminata qualche giorno prima la lampadina dell’abat jour sempre accesa che dal soggiorno diffondeva luce per tutta casa di notte. Non ero riuscita a resistere e al ritorno dal bagno mi ero seduta per pochi minuti su quella poltrona. Quella postazione che avevo approntato in un secondo momento rispetto alla disposizione della stanza nei primi mesi del mio arrivo in quella casa rappresentava per me il luogo del relax, del raccoglimento, del godimento, del calore. Lì mi sedevo le mattine d’inverno a leggere o a studiare perché con il sole che filtrava dalla finestra diventava il luogo più caldo della casa e lì mi sdraiavo per abbronzarmi nelle giornate calde, dalla primavera fino all’autunno inoltrato.
Il fascio di luce, con gli occhi ancora assonnati, mi aveva quasi abbagliato, ma era stato piacevole; non avevo voluto trattenermi a lungo per evitare di svegliarmi completamente e per paura di non riuscire a riaddormentarmi.
La mattina dopo affacciandomi proprio a quella portafinestra per annaffiare la pianta del balconcino le avevo viste: le rondini erano tornate. Proprio qualche giorno prima L. al telefono mi aveva chiesto se in quel periodo di reclusione forzata mi fossi dedicata all’osservazione degli uccelli con il binocolo che insieme a altri amici mi avevano regalato per il mio ultimo compleanno. Non mi ero dedicata più di tanto a quell’attività, ma mi ero accorta che le rondini non erano ancora arrivate.
L’attenzione al loro arrivo si era amplificata da qualche anno; durante il mio tirocinio al centro diurno in un paese dei dintorni, una mattina uno degli operatori era uscito di corsa verso l’esterno dicendo di aver visto le rondini. La cosa aveva stupito alcuni di noi e qualcuno si era chiesto del motivo di tutta quella esaltazione; poi avevamo compreso che M. non abitava nei dintorni dove avevamo avvistato le rondini già da settimane.
Quell’avvenimento mi aveva particolarmente colpito e negli ultimi anni facevo parecchia attenzione al ritorno delle rondini, in modo da essere certa del momento esatto del loro arrivo. Ai tempi dell’avvenimento che mi aveva così colpito avevo cercato anche la simbologia delle rondini; ora, non ricordavo più cosa potessero rappresentare, ma rivederle mi aveva emozionato tanto. Inoltre, la prima che avevo visto aveva un rametto in bocca, segno che aveva appena iniziato a costruire il nido: quell’immagine mi aveva riempito di tenerezza e di gioia e avevo preso il binocolo per osservare lo stormo che sapevo nidificare sotto la chiesa, nel grosso incavo di roccia che si stagliava a picco sulla collina.
In quelle giornate in cui poco o nulla riusciva a stimolarmi e a catturare la mia attenzione il ritorno delle rondini e il riflesso della luna avevano aperto un varco, uno spiraglio, una certezza.