Vai, apri la porta. Così ci esorta la poesia di Miroslav Holub, immunologo e poeta ceco. Apriamo la porta, non sappiamo cosa ci possa essere fuori, ma se rimaniamo chiusi in casa non lo scopriremo. In quest’anno in cui aprire la porta è stato difficile e a volte impossibile, sembra assurdo anche solo poterlo immaginare. Ma le porte che possiamo aprire in senso metaforico e simbolico sono molteplici. In questo finire di 2020 mi sono accorta che nell’ultimo anno ho deciso di chiudere molte porte, ma di aprirne altrettante. E la cosa che ho imparato maggiormente, proprio in quest’anno di reclusione, è stato paradossalmente a aprire tutte le porte della mia esistenza e a non aver paura di lasciarle aperte. Niente di particolarmente spaventoso mi può accadere, niente che non possa essere accolto, elaborato e lasciato andare!
La porta (apri la porta)
Va’ ad aprire la porta.
Può darsi che là fuori
ci sia un albero, un bosco,
o un giardino,
o una città magica.
Va’ ad aprire la porta.
Può darsi che là fuori
un cane stia a grattarsi
Può darsi che là fuori ci sia un viso,
o un occhio
o il dipinto
di un dipinto.
Va’ ad aprire la porta.
Nel caso che la nebbia sia là fuori
se ne andrà via
Va’ ad aprire la porta.
Là fuori ci potrebbe essere solo
la tenebra che canta,
e ci potrebbe essere là fuori
l’oscuro cupo sussurrar del vento
e ci potrebbe essere
là fuori
no niente in assoluto,
va’ ad aprire la porta.
Perlomeno dovrebbe
esserci là un disegno
un tracciato, una mappa, un progettino.
Dveře (Jdi a otevři dveře)
Jdi a otevři dveře.
Třeba je tam venku
Strom nebo les,
Nebo zahrada,
Nebo magické město.
Jdi a otevři dveře.
I kdyby tam byla jen
tikající tma,
i kdyby tam bylo jen
duté vanutí
i kdyby tam
nic
nebylo,
jdi a otevři dveře.
Jdi a otevři dveře.
Třeba tam pes zaškrabe.
Třeba je tam tvář,
Nebo oko,
Nebo obraz
obrazu.
Jdi a otevři dveře,
Když je tam mlha,
Spadne.
Aspoň
Průvan
Bude.