Marzo, un mese che per antonomasia porta scompiglio. Un marzo che arriva dopo mesi di stanchezza e che mi appare ancora più estenuante per i molteplici impegni che mi aspettano; inoltre un inizio mese che nonostante le temperature che ci accompagnano continuo a percepire come freddo. Ma forse, l’unica cosa che posso fare è soffermarmi sui fiori che sbocciano, così come nella poesia di Arturo Onofri, senza pensare troppo a ciò che mi attende.
Marzo
Marzo, che mette nuvole a soqquadro
e le ammontagna in alpi di broccati,
per poi disfarle in mammole sui prati,
accende all’improvviso, come un ladro,
un’occhiata di sole,
che abbaglia acque e viole.
Con in bocca un fil d’erba primaticcio,
Marzo è un fanciullo in ozio, a cavalcioni
sul vento che separa due stagioni;
e, zufolando, fa, per suo capriccio,
con strafottenti audacie,
il tempo che gli piace.
Stanotte, fra i suoi riccioli, spioventi
sul mio sonno a rovesci e a trilli alati,
il flauto di silenzio dei suoi fiati
vegetali svegliava azzurri e argenti
nel mio sognarlo, e fuori
ne son sbocciati i fiori.