Può un lamento essere dolce? In questo periodo mi lamento, sono sofferente, dopo tanti anni mi è tornata in forma grave l’orticaria, una forma allergica molto debilitante che mi costringe anche a prendere un medicinale per me molto impattante. Per questo motivo ripeto a quel qualcosa dentro di me di “non farmi perdere ciò che ho raggiunto“, dal sonetto del dolce lamento di Federico Garcia Lorca. Perché so che il dolore è parte integrante della vita e che accoglierlo significa superarlo.
Sonetto del dolce lamento
Temo di perdere la meraviglia
dei tuoi occhi di statua e la cadenza
che di notte mi posa sulla guancia
la rosa solitaria del respiro.
Temo di essere lungo questa riva
un tronco spoglio, e quel che più m’accora
è non avere fiore, polpa, argilla
per il verme di questa sofferenza.
Se sei tu il mio tesoro seppellito,
la mia croce e il mio fradicio dolore,
se io sono il cane e tu il padrone mio
non farmi perdere ciò che ho raggiunto
e guarisci le acque del tuo fiume
con foghe dell’Autunno mio impazzito.
Soneto de la dulce queja
Tengo miedo a perder la maravilla
de tus ojos de estatua y el acento
que de noche me pone en la mejilla
la solitaria rosa de tu aliento.
Tengo pena de ser en esta orilla
tronco sin ramas; y lo que más siento
es no tener la flor, pulpa o arcilla,
para el gusano de mi sufrimiento.
Si tú eres el tesoro oculto mío,
si eres mi cruz y mi dolor mojado,
si soy el perro de tu señorío,
no me dejes perder lo que he ganado
y decora las aguas de tu río
con hojas de mi otoño enajenado.