Durante i cinquantanove giorni appena trascorsi c’erano stati tanti di compleanni di amici e parenti e avevo festeggiato insieme a loro nelle modalità possibili del distanziamento sociale. C’era stato il compleanno di C. quasi subito dopo l’inizio della quarantena e poi D. e F. Poi quello di M. che odiava i festeggiamenti e che aveva apprezzato la quarantena che gli permetteva di non vedere nessuno in quella occasione. F. non era riuscita a resistere e anche se in maniera parziale aveva organizzato un grande festeggiamento, considerato i tempi che vivevamo. Per il compleanno di L. avevo realizzato un breve video che era poi stato montato insieme a quello di altri amici e gli era stata inviato il giorno del compleanno, un modo per poter essere partecipi e presenti nonostante l’assenza.
Quel giorno toccava a I. e non sapevo nemmeno se sarei riuscita a sentirla per la fine della giornata. L’ultima volta che avevamo avuto occasione di scambiarci qualche messaggio avevo saputo che trascorreva la quarantena lontana da casa, per questioni lavorative si era trovata in un’altra regione agli esordi dell’isolamento e una serie di fattori l’avevano fatta rimanere presso amici.
Come si trascorreva un compleanno in quarantena? Per il mio ultimo compleanno avevo voluto festeggiamenti in pompa magna, parenti e intimi amici erano stati invitati addirittura in un castello! Avevo esagerato in quella occasione, ma si trattava di un numero speciale!
Mi chiedevo come si sentissero molti di loro che sapevo amare la compagnia, i festeggiamenti e la socialità. Non riuscivo a mettermi nei loro panni e mi accorgevo che anche durante tutto maggio ricorrevano i compleanni di molte persone a me care, anche se con alcune di loro ormai da anni non restavano che le telefonate augurali.
E. non lo vedevo da quasi tre anni e da molto la nostra frequentazione si era interrotta quasi completamente, ci sentivamo appunto solo in quelle occasioni: due telefonate all’anno. Eppure per molto tempo della nostra vita ci eravamo visti più di una volta a settimana; avevamo fatto insieme anche qualche viaggio e l’ultimo che ricordavo era quello per il matrimonio di M. Per quella occasione ci eravamo rivisti dopo tanto tempo, ma era stato bello attraversare il paese da ovest a est per assistere al tipico matrimonio del sud: una festa di cibi durata oltre dieci ore!
Nello stesso giorno di E. si festeggiava la nascita anche di C., che non frequentavo da circa dieci anni e avevo visto per un’unica volta oltre cinque anni prima. C. e io ci eravamo incontrate e conosciute in azienda, durante le lunghe giornate trascorse nella stessa stanza il nostro legame si era consolidato sempre più. Eppure avevo sempre avuto la sensazione che il grande feeling che c’era tra noi non si sarebbe mai trasformato in una vera e propria amicizia e infatti quando lei aveva cambiato lavoro ci eravamo perse. Ricordo ancora il mio scoppiare in un pianto dirotto il giorno dei saluti con i colleghi, non ero riuscita a trattenermi con grande stupore e disagio di tutti, perché sapevo che quella era l’ultima volta che la vedevo. In effetti non mi ero sbagliata e dopo qualche telefonata e e-mail ci eravamo perse; l’avevo “ritrovata” proprio in occasione di un compleanno, molti anni dopo. Ricordo ancora lo stupore e l’emozione che avevo provato nel ricevere il suo messaggio, erano trascorsi molti anni dall’ultima volta che l’avevo sentita. E ancora oggi, il nostro unico contatto rimane lo scambio di messaggi per il compleanno, un pensiero che mi lascia sempre un misto di gioia e malinconia. Quanto è difficile rimanere in contatto quando le vite prendono direzioni diverse, nonostante l’affetto, la stima e il ricordo rimangano invariati.
Per rimanere in relazione, per poter continuare a condividere, a scambiare e a essere partecipi dell’esistenza dell’altro ci vuole impegno, energia, volontà e costanza.
L’amore, da solo, non basta!