In quella Fase 2 avevo la netta sensazione che molti non avessero compreso che veramente poco doveva cambiare rispetto all’isolamento dei precedenti cinquantasette giorni di quarantena totale. L’impulso inconscio che spingeva a uscire fuori, a cercare nuovamente il contatto che così tanto era mancato a molti, poteva farci rischiare di ripetere l’esperienza della Fase 1 in piena estate. Quell’idea mi faceva veramente arrabbiare.
Avevo già messo in conto che quell’estate non sarei potuta andare a trovare i miei congiunti che vivevano tutti in un’altra regione poiché non credevo che sarebbe stato permesso per ancora molto tempo lo spostamento in regioni diverse. Ma l’idea di non poter vedere il mare per tutta l’estate mi faceva orrore.
Avevo già preventivato che i mesi di maggio e giugno li avrei trascorsi in casa a studiare, ma non potevo immaginare di non potermi godere il mare in piena estate. Non mi era mai capitato nel corso dell’intera vita non trascorrere una gran parte della stagione estiva in una località marina. L’idea di dover rinunciare mi appariva inconcepibile, qualcosa che non avrei voluto assolutamente sperimentare.
Probabilmente le mie erano solo paranoie, ma il pensiero non mi abbandonava.
Da quando la mia nipotina era nata trascorrevo ogni anno nella mia città natia almeno venti giorni tra luglio e agosto. Era una gioia poter stare con lei in ogni occasione e contesto, ma la prima volta che l’avevo vista nuotare da sola con i suoi braccialini di Minnie mentre si lanciava dalle braccia della madre a quelle della nonna avevo provato un’emozione fortissima: indescrivibile. Il suo viso trasmetteva tantissime sensazioni; mentre la osservavo e fotografavo il momento dalla riva vedevo i suoi occhi brillare di una luce ancor più intensa del solito. La voglia di rischiare, di lanciarsi, di lasciarsi andare, di staccarsi dalla madre in un ambiente così immenso e sconosciuto si leggevano sull’intero visino e mi apparivano mescolate intensamente insieme al timore che le faceva vibrare tutto il corpo. Mentre rideva e lanciava gridolini la vedevo fremere; mi sembrava che tutti i suoi fasci nervosi fossero impegnati non solo nello sforzo fisico, ma che tutto il suo essere comprendesse che quel momento rappresentava simbolicamente il primo distacco dalla madre. Un’iniziale cammino verso la sua ricerca di individuazione.
Ma come sapevo bene, l’altro è “sempre il nostro magnifico e enorme specchio”, come usavo dire in genere; e mentre riflettevo ai bordi di quel meraviglioso specchio d’acqua con la Sicilia di fronte, il rimbalzo delle emozioni mie e della bambina si riverberavano nell’aria e mi colpivano profondamente.
Davanti a uno specchio mi rispecchiavo di riverberi che rimbalzavano intensamente nella mia anima.
E il rispecchiare mi era dolce in quel mare.