Non saprei dire come ci fossi riuscita, ma stavolta il senso del dovere mi aveva spinta e dopo aver resistito fino allo spasimo, avevo iniziato il lavoro.
Il sito sarebbe andato on-line a brevissimo e urgeva la mia revisione sui testi, la scelta delle immagini, la verifica per eventuali modifiche. Da giorni rimandavo e sapevo che tutto dipendeva da me; avevo pressato per riuscire a essere visibile il prima possibile e adesso rimandavo e continuavo a crogiolarmi nella lettura.
Leggere era sempre stato importantissimo per me e la lettura a livello terapeutico è fondamentale perché mette a confronto il nostro IO con l’altro, il mondo interiore con il mondo esterno; è un modo anche per “mettere dentro”, per farsi ispirare da pensieri, sentimenti, sensazioni, opinioni che non sono nostri e che leggendo stimolano e permettono di aprire la mente. La scrittrice J.K. Rowling, ma non solo lei, sostiene che i libri <<sono come specchi>>, perché parlano sempre di sè stessi, anche a dispetto dell’apparenza. Leggere nutre e permette una riflessione rispetto al nostro immaginario, allarga il nostro orizzonte, può ribaltare la prospettiva. Il sapere, di qualsiasi argomento si trattasse mi aveva sempre affascinato, anche se da giovane il mio cinismo non mi permetteva di affrontare determinati ambiti, apprezzavo la passione di chi mi voleva trasmettere la “conoscenza” di materie ostiche o poco divulgate.
Ma adesso, proprio nel momento in cui avrei dovuto mostrarmi all’esterno, mi rinchiudevo; mi incaponivo a “stare in un altro mondo” invece di farmi conoscere: era il modo che avevo escogitato per boicottarmi?
Una parte del mio inconscio a volte cerca il modo per farmi evitare di rischiare. Il “boicottatore interno” stavolta, forse, poteva essere associato a quel vecchio professore d’italiano che senza alcuna capacità di indagine dell’animo umano confondeva la mia timidezza per ignoranza o incapacità di comprendere o studiare? O forse non si trattava affatto di timidezza; forse mi agitava il confronto con l’altro in un mondo sconosciuto?
La rete rappresentava ormai il mondo e adesso più che mai si trattava di un mondo inconoscibile; con la diminuzione del contatto umano un nuovo modo di interagire si palesava all’orizzonte, era un mondo del quale capivo poco e sapevo ancor meno. Era un mondo che mi spaventava.
Avevo paura che pubblicare i miei pensieri potesse espormi a qualche pericolo? Non riuscivo a comprenderlo. Cosa poteva farne l’altro, lo sconosciuto, il mondo esterno delle mie opinioni, dei miei pensieri, delle mie idee e sensazioni? Niente probabilmente, ma quello diventava il modo in cui mi esponevo completamente e totalmente, forse per la prima volta in tutta la mia vita. La mia timidezza, la mia riservatezza e discrezione, il mio essere poco socievole si ribaltava totalmente. Si trattava di una vera e propria rivoluzione!
Ero esposta adesso, però diventava essenziale e urgente farlo.
Era il mio modo per rendere visibile l’invisibile!