Mi ero messa la sveglia, con mio fratello stavamo studiando per un concorso e durante i primi giorni della quarantena avevamo provato a farlo insieme al telefono. Al suono della musichetta che accompagnava i miei risvegli avevo fatto fatica a muovermi dal letto. Il tempo dei miei preparativi non era breve, impiegavo quasi un’ora tra esercizi, colazione, abluzioni varie prima di essere operativa, ma quella mattina avevo deciso di saltare tutto e con la colazione ancora sul tavolo avevo acceso il computer e chiamato C. Mi aveva dato buca! Per una serie di imprevisti non riusciva a essere disponibile; quando aveva compreso il mio fastidio mi aveva chiesto: <<perché non ti alzi lo stesso per studiare>>?
No, non mi alzavo a un’ora prestabilita, le mie giornate avevano poco o niente di calendarizzato, sapevo cosa dovevo fare e decidevo le priorità in base alle esigenze del momento. Ma negli ultimi giorni mi ero accorta che spesso non canalizzavo bene le energie e vagavo da una cosa all’altra con troppa facilità. Soprattutto quello che mi faceva veramente perdere tempo era un uso smodato del cellulare.
Il periodo dell’isolamento era coinciso con uno smodato aumento di comunicazioni sulle chat, che spesso non avevano senso e che per me lasciavano il tempo che trovavano! La decisione anni prima di regalare la TV e smettere quasi completamente di leggere quotidiani cartacei e on-line aveva aumentato notevolmente la qualità della mia vita; ma in quel frangente, il mio abituale vivere “fuori dal mondo” non era una strada percorribile! Quel riprendere a essere informata, anche se in una nuova modalità, sulle news del giorno mi faceva perdere tanto tempo. Un’invasione continua tra mail, messaggi, video e altro mi catapultava in un mondo caotico e per nulla trasparente; con poca facilità riuscivo a ottenere le informazioni che mi interessavano e alle quali davo un minimo di credito.
Non era facile orientarsi in quel marasma e farne una cernita era un’operazione complessa che comunque a fine giornata mi dava sempre più la sensazione di non capire quasi nulla di quello che stava veramente accadendo.