In quei giorni in cui tutta le attività di sempre erano interrotte, la vita sembrava sospesa.
Quell’atmosfera irreale che regnava fuori dalle finestre, sulla strada deserta poteva somigliare al momento del salto, quando per pochi millesimi di secondi ti trovi sospeso in aria, un momento prima che la gravità ti ricatapulti sulla superficie terrestre.
E forse non a caso nella smaniosa ricerca sul web di film da vedere per evitare di pensare, poiché non riuscivo ancora a riprendere le mie solite attività quotidiane che in quel periodo si svolgevano prevalentemente in casa, mi erano state suggerite vicende di alpinismo dal mio motore di ricerca. Molte di quelle storie raccontavano accadimenti realmente avvenuti e avevano un sottile filo rosso che le legava: gli incidenti occorsi a scalatori e guide alpine ormai parte della leggenda dell’alpinismo mondiale. Riguardavano i momenti in cui si erano ritrovati appesi alla loro corda in mezzo al vuoto, appunto, sospesi!
Avevo trascorso quasi un’intera giornata a drogarmi di quei racconti e poi, forte si era parato davanti a me il legame con la realtà che stavamo vivendo.
In tutte quelle storie, i sopravvissuti narravano esperienze straordinarie, dove la salvezza era stata possibile per il grande istinto di sopravvivenza che era scattato nel momento in cui tutto sembrava perduto, quello in cui le condizioni erano diventate estreme. In uno dei film documentario una delle protagoniste aveva detto che la montagna ti spinge al limite e ti permette di sperimentare sulla tua pelle quanto forte sia lo spirito di sopravvivenza che connota quasi tutti gli esseri viventi.
Quella metafora colpiva. In quel momento storico non eravamo forse tutti chiamati a spingerci oltre le nostre paure? E’ attraverso la paura che percepiamo chiaramente il pericolo e proprio questa percezione permette che si attivi il nostro istinto di sopravvivenza!
Probabilmente, quasi a livello globale stavamo per essere scaraventati sull’orlo di un precipizio, dove ogni sostegno e certezza non erano altro che sottili corde che ci mantenevano sospesi nel vuoto. Adesso, più che mai la salvezza diventava possibile se avessimo imparato a sostenerci in un’unica enorme cordata.