Impariamo a sorridere intorno alla sesta e ottava settimana di vita: il sorriso sociale è il primo sorriso consapevole del neonato. Da bambini si sorride molto spesso e si ride ancor più, poi accade qualcosa e smettiamo di farlo. Ultimamente ho incontrato una persona che sorrideva frequentemente: l’ho quasi invidiata; poi ho considerato che ero contenta per il suo modo di essere, che mi trasmetteva serenità. Io forse non sono spesso così sorridente, ho uno sguardo e un’espressione del viso che tutti interpretano come “seria”. Mi sento spesso ripetere: <<sei sempre così seria?>> o peggio, <<sei arrabbiata?>>. Non sono ne arrabbiata, ne seria, solo attenta! Quando sono interessata e attenta a qualcuno o qualcosa posso sembrare seria, invece sono solo concentrata su ciò che ho intorno. Saramago dice che il sorriso inizia <<[…] con un fremito interiore che nasce nei più reconditi stati dell’essere>> e forse spesso nei miei reconditi stati dell’essere qualcosa di sovrastante lo inibisce. Sto imparando a fare i conti con la me stessa che appare triste e seria, ma dentro di me, e spesso da sola, sorrido e rido! Non riesco, come dice Alda Merini a sorridere quando la vita non mi sorride, in quei casi mostro quella parte di me che esprime l’emozione che più fa paura: il dolore. Ci faccio i conti con quel dolore, continuamente, e non posso, ne voglio, mettermi una maschera per evitare agli altri di vederlo. Come dice nel titolo di un suo libro Georges Ivanovič Gurdjieff: La vita e reale solo quando Io sono!
Sorridi
Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.