Il sabato mattina nel paese in cui vivo c’è il mercato: puntualmente “Il sabato del villaggio” di Leopardi mi torna alla mente. Nella piazza principale una serie di bancarelle si posiziona all’alba nella zona in genere adibita a parcheggio e quasi tutti passano da li. Per comprare qualcosa oppure sedersi al bar, o sulle panchine, e godere come di una sorta di “festa”. Certo, da quando il CoVID19 ha fatto la sua apparizione qualcosa è cambiato il sabato mattina; ma nonostante tutto si percepisce ancora la particolare atmosfera che scandisce la vita della comunità. Amo il sabato mattina in paese: anche quando non passo in piazza. Quel qualcosa di diverso rispetto agli altri giorni che accade però in maniera cadenzata, ogni settimana sempre uguale, sembra una sorta di ossimoro che mi fa sorridere. Opposti che mi riempiono di stupore: certezza e novità.
Il sabato del villaggio
La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell’erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch’ebbe compagni nell’età piú bella.
Già tutta l’aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
giú da’ colli e da’ tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dí del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l’altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s’affretta, e s’adopra
di fornir l’opra anzi al chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
ch’anco tardi a venir non ti sia grave.