Dopo una giornata piacevole a casa di nuove conoscenze, che avrebbero potuto trasformarsi in nuove amicizie o sicuramente in nuove persone da frequentare, avevo guardato il telefono e avevo scoperto che mio fratello, che non mi chiamava quasi mai, e mia madre mi avevano telefonato. Mio padre poi, era dalla mattina che mi tempestava di chiamate che puntualmente rifiutavo, ma lui aveva l’abilità di non comprendere minimamente quando non volevo rispondergli, o forse se ne fregava e basta.
Tutte quelle chiamate, però mi avevano messo in allarme! Vivo lontano da tutti i miei familiari, nell’isola felice, come la definivamo in tanti, di un borgo medievale di provincia. Era stata una giornata piacevole e anche calda e luminosa, quelle telefonate però mi avevano agitato e alla fine avevo richiamato mia madre.
Una telefonata concitata in cui mi chiedeva se avevo sentito le ultime notizie, quel virus stava mandando in pappa il cervello di molti. Nella mia isola felice non avevo nemmeno la televisione, ma le notizie della follia giornalistica e televisiva mi giungevano comunque e sapevo che il panico si stava diffondendo. La mattina stessa, alla lettura del DM appena sfornato una leggera inquietudine mi aveva assalito, ma il piacevole pranzo fuori me ne aveva fatto completamente dimenticare. Mentre tentavo di capire se mia madre avesse veramente paura di star male, alla fine lei era un possibile soggetto a rischio, le parole esagitate uscivano dal telefono senza che per me riuscissero a avere una coerenza logica. Hanno detto, ho sentito, parole vuote di contenuti ragionati che mi mandavano il sangue alla testa. Quando seraficamente avevo espresso la mia viva preoccupazione per lo stato di diritto che stava venendo minacciato gravemente e che la mia unica e reale preoccupazione erano le possibili implicazioni politiche e sociali di una manovra così impattante per la vita del Paese, mia madre era allibita! Lei non capiva; ma la sua agitazione era a mio avviso ancor più incomprensibile, diceva di non essere preoccupata per lei, ma per noi, che non rischiavamo minimamente niente, essendo noi, i figli, tutti sani e non portatori di patologie particolari e ai quali un’influenza non avrebbe potuto comportare niente di più di febbre, dolori, muco e starnuti! Quella telefonata non aveva senso e mi stava comunque agitando. Alla fine con un vabbè generale di incomprensione e sconforto da entrambi i lati si era conclusa; ma non paga avevo chiamato mio fratello. La preoccupazione che mi aveva espresso nell’ultima telefonata mi aveva lasciata di stucco: era sempre stata una persona cinica, sarcastica, fatalista e poco avvezza agli allarmismi generali e a notizie divulgate da fonti inconsistenti; invece, stavolta il suo terrore traspariva a occhio nudo. Non volendo interrompere quel canale di comunicazione che dopo anni si era riaperto tra noi, cercavo di minimizzare senza calcare troppo la mano. Anche alla fine di quella telefonata l’agitazione continuava a serpeggiare. Sembravano le telefonate di un paese in guerra, o almeno così apparivano ai miei occhi!
Avevo deciso di guardare un film e la giornata si era conclusa.